Un unico software per la Business Intelligence?
Programmi come Qlik Sense prima e Power BI dopo hanno rubato la scena a molti altri grazie alla loro caratteristica di centralizzare in un unico software le seguenti azioni:
(1) connettersi a sorgenti differenti per modellare i dati,
(2) creare nuove formule e misure complesse,
(3) visualizzare i dati per dar loro un senso.
In letteratura, queste tre macro-attività sono tre strati differenti di quello che chiamo stack BI, che vede impilati uno sopra l’altro: (1) lo strato dei dati, (2) lo strato semantico e (3) lo strato di presentazione. Questa stratificazione è rappresentata molto bene, per esempio, dallo stack di software per la BI di Microsoft: SSIS, SSAS, e SSRS (o Power BI usato in “sola lettura”).
Strumenti e competenze
La scelta optata da strumenti quali Qlik Sense e Power BI (questo secondo, per chi lo usa nella totalità delle sue features) ha il vantaggio di non richiedere l’adozione di tre differenti software, ma soprattutto ha il vantaggio di non richiedere una formazione tecnica approfondita su tre distinti strumenti, ognuno con i suoi segreti da scoprire. Inoltre, anche la formazione teorico-informatica su concetti come il dimensional modeling e il data warehousing vengono un po’ a mancare, in quanto gli strumenti dispongono di un’architettura e propongono procedure guidate che vanno contro quanto suggerito in letteratura fin dagli anni Ottanta.
Due soluzioni opposte
I vantaggi dello stack BI
Un programma di Business Intelligence
La Business Intelligence mette in gioco così tante attività e richiede un così eterogeneo assortimento di competenze che è impensabile potercisi affidare interamente ad un unico programma software ed un solo ufficio. Il segreto sta nel riconoscere i differenti scopi degli strati dello stack BI, così come i differenti punti di forza – e debolezza – di IT e business. Per questo si parla di un programma di Business Intelligence, oltre che di un progetto.
di Thomas Tolio, pubblicato il 17 febbraio 2021