Business Intelligence Q&A: le domande frequenti

Datamaze
09.09.20 01:46 PM Comment(s)
In questo nuovo appuntamento con Vita da BI vediamo assieme le risposte alle domande più frequenti che vengono poste al Business Intelligence analyst.

D: Business è chiaro, ma Intelligence cosa vuol dire?


R: Dal sito governativo della sicurezza nazionale possiamo leggere che l'intelligence è uno strumento che lo Stato usa per raccogliere, custodire e diffondere (ai soggetti interessati) le informazioni rilevanti al processo decisionale militare, con lo scopo di tutelare della sicurezza delle Istituzioni, dei cittadini e delle imprese. Adattando questa definizione di origine militare all'ambito aziendale, la Business Intelligence può quindi essere definita come uno strumento di raccolta, gestione e presentazione delle informazioni che un’azienda adotta per supportare i processi decisionali, con lo scopo di migliorare il business aziendale nelle sue varie sfaccettature.



D: Con chi parli all'interno di un’azienda?


R: Potenzialmente con il responsabile di qualsiasi ufficio/reparto/dipartimento per le questioni funzionali, con l’IT per quelle tecniche. Alcune aziende cominciano affidando l’aspetto funzionale della BI al CdG (controllo di gestione), altre aziende cominciano dai commerciali o dalla produzione (ambiti dove solitamente è più immediato avere chiaro in mente cosa analizzare). Dipende molto da come decide di organizzarsi internamente l'azienda per quanto riguarda la BI. Benché qualsiasi processo possa essere ottimizzato tramite la BI, non è scontato che tutti i responsabili vengano coinvolti attivamente nel progetto. Occorre però sottolineare quanto sia importante che la BI non venga centralizzata su un’unica figura di business messa in comunicazione con l’analista BI.



D: La BI va bene anche per aziende di piccole dimensioni o solo per quelle grandi?


R: Quello che la BI fosse uno strumento per le sole grandi aziende, è un mito sfatato ormai da tempo. Oggigiorno anche le aziende di piccole o medie dimensioni possono ampiamente beneficiare della BI. Per aziende economicamente meno facoltose, esistono soluzioni dai prezzi contenuti, e sono soluzioni valide. L’unico prerequisito è la volontà di far crescere la propria azienda, dal business alle singole persone.



D: Un esempio di cosa si può fare con la BI?


R: Chiedere un esempio di cosa si possa fare con la BI è un po’ come chiedere un esempio di cosa si possa fare con un coltello: ci puoi affettare il sushi o levigare i dettagli di una scultura. La BI ha un’ampia gamma di applicazioni all’interno del business aziendale, fra cui senz’altro spiccano le seguenti:


  • Data discovery (o Data exploration), ovvero l’attività di individuarne trend e valori anomali, esplorando i dati in maniera visuale.
  • Predictive analysis, ovvero l’attività di identificare eventi futuri, misurabili in valore e probabilità di accadimento, sempre in maniera visiva.
  • Data governance, ovvero l’attività di gestire e proteggere i dati al fine di garantirne correttezza, comprensibilità, completezza, affidabilità, sicurezza e reperimento.
  • Lean planning, ovvero rendere i processi di pianificazione più efficienti ed essenziali in modo da adattarsi, il più rapidamente e affidabilmente possibile, a situazioni di cambiamenti repentini.
  • Collaborazione, ovvero l’incentivo ad una più efficace e risolutiva cooperazione fra diversi attori e processi aziendali.
  • Data-driven culture, ovvero l’attività di operare strategie basate sull'evidenza dei dati, e non basate sulle sensazioni e i sentimenti.



D: Un aspetto negativo della BI a cui nessuno penserebbe?


R: La BI necessita di una grande attenzione, sensibilità e organizzazione da parte di le figure coinvolte, soprattutto – ma non solo – nelle fasi iniziali. Trattandosi di un programma ancor prima di un progetto, occorre traghettare l’azienda intera ad un culture change. Ma se non si è disposti a impegnare tempo e risorse per realizzare questo cambio culturale nelle persone e la loro interazione nei processi aziendali, i risultati della soluzione implementata possono essere limitati, ed il costo non giustificato.



D: Sono un titolare d’azienda  e voglio introdurre la BI: da dove inizio?


R: What’s driving my business today? è il grande – e per il momento generico – quesito che sta alla base della Business Intelligence. Un titolare dovrebbe essere quanto più consapevole riguardo a quali siano gli attori ed elementi che stanno trainando la sua azienda nel mercato, così come dovrebbe essergli chiaro quali sono i problemi che l’affliggono. È proprio da qui che conviene cominciare: si prende l’ambito di maggiore interesse aziendale, si osservano quali siano i problemi che l’affliggono, e ci si chiede perché esistano e come si possano risolvere. Le questioni tecnologiche (come implemento la BI?) vengono successivamente, in un secondo momento. In una prima fase, infatti, è molto più importante avere ben chiaro qual è l’obiettivo da raggiungere; il come arrivarci sarà materia di discussione futura, con tecnici esperti del tema.



D: C’è un modo per misurare in modo ‘tangibile’ i vantaggi che ottengo con la BI?


R: Calcolare la ROI di un progetto di BI non è per nulla banale, anzi. Mentre i costi sono banali da individuare e calcolare, i vantaggi tratti dalla BI sono molteplici, alcuni più evidenti e scientifici, altri più sfuggenti e “umanistici”, e possono verificarsi sia nel breve che nel lungo termine. Proprio per questa complessità intrinseca dello strumento, si tende a calcolare quanto costa all’azienda non introdurre la BI, piuttosto che calcolare il ritorno sull'investimento.


di Thomas Tolio, pubblicato il 9 settembre 2020.
Business intelligence con Microsoft