Data culture

Datamaze
27.10.21 11:08 AM Comment(s)

Abbiamo già spiegato come la Business Intelligence sia nata per far sì che l’IT supporti il business nel prendere le corrette decisioni basandosi sulle inconfutabili evidenze fornite dai dati, e non più sull’esperienza maturata dal singolo utente. Questa collaborazione fra IT e business ha attraversato varie fasi storiche – alcune tecnologiche, altre organizzative – ed ogni fase ha portato all’evoluzione della BI, nonché all’incontro con una nuova sfida da superare.


Il concetto di data culture

Un concetto che ha accompagnato tutte queste fasi è quello di cultura dei dati, o data culture. Questo è un principio fondamentale strettamente legato a quelli di culture change e data drivenness. Possiamo vederli anche come un unico concetto sotto la seguente formulazione:

Per adottare con successo la Business Intelligence è necessario che
l’azienda (cambi ed) entri in un clima di collaborazione orizzontale fra IT e business,
in modo tale che le decisioni siano sempre guidate o comunque supportate dai dati,
universalmente considerati più affidabili dell’esperienza umana.


Le condizioni per il successo

Affinché questo possa accadere, è necessario che l’azienda sia ben in confidenza con altri piccoli concetti fondamentali della BI.

Gli utenti devono innanzitutto avere una ferma fiducia nel dato (data trust), ed essere capaci di mettere in discussione il dato storico in quanto antecedente l’adozione della BI. Ma attenzione: ciò non significa – in alcun modo – minacciare il lavoro o la credibilità di alcuno in azienda!


Il clima di collaborazione deve permettere, a ciascun attore nel processo di BI, di consegnare il proprio pezzo di soluzione in modo del tutto armonioso con il resto. Servono diverse figure con diverse competenze per completarla con successo, e queste competenze – informatiche e di processo – vanno a completamento l’una dell’altra. Come spesso sottolineo, la BI non è solo IT, e non né nemmeno solo business.


Data culture in azienda

Un nuovo processo aziendale tra IT e business

La BI non è solo IT, e questo l’abbiamo imparato anni fa quando esso divenne il collo di bottiglia dell’intero processo. I dati rielaborati erano sì disponibili in una base dati condivisa (il data warehouse), ma accessibili solo ai tecnici specializzati nella visualizzazione dati. E costoro non erano in grado di reggere le continue richieste degli utenti di business.


Ma la BI non è nemmeno solo business, e pure questo l’abbiamo imparato. L’avvento della self-service BI aveva risolto il problema di accessibilità ai dati per chiunque lavorasse nei processi decisionali, ma ha portato con sé anche un effetto collaterale. Gli utenti, indipendenti non solo dall’IT ma anche fra loro, hanno creato ciascuno la propria “versione della verità”, verità però non coerenti fra loro. E nessuna di queste versioni rappresentava la verità dell’azienda.


In definitiva, quindi, la BI è un nuovo processo aziendale, che vive dell’IT e del business in mutuo supporto l’uno dell’altro, e che va ad interlacciarsi con tutti i restanti processi aziendali. Non ha quindi senso cercar di far crescere la BI provandola dell’interazione con gli altri processi… ma questo, a dire il vero, vale per qualsiasi processo in azienda.


Single version of the truth

E difatti è proprio grazie a questa unione di forze che l’azienda può contare su quella che viene chiamata single version of the truth, ovvero una rappresentazione unica e condivisa di come si può descrivere l’azienda è attraverso i dati. Non possono – e non devono – esserci ambiguità in quelli che sono i dati dell’intero business aziendale perché, quando si parla di dati, la verità è solo una, e non esistono punti di vista.


di Thomas Tolio, pubblicato il 27 ottobre 2021