A cosa serve la Business Intelligence: decision making e BI

Datamaze
28.04.21 02:41 PM Comment(s)

Dati e processo decisionale in azienda

Il processo decisionale deve necessariamente essere supportato da dati ed evidenze per poter adottare le giuste strategie aziendali. Questo supporto è dato, appunto, dalla Business Intelligence.


Tutto ciò che viene prodotto dalla BI può presentarsi in diverse forme, e rendere visibili e navigabili molte informazioni, a differenti livelli di dettaglio od aggregazione. Concettualmente, però, è possibile classificare ogni prodotto della BI in base ai suoi destinatari e al limite temporale entro la quale la decisione adottata deve riscontrare un effetto. Si parla perciò di BI operativa, direzionale e strategica.


Business Intelligence operativa

A livello più basso troviamo la BI operativa, sfruttata per un decision making ad orizzonte temporale pressoché immediato. Viene adottata in processi di business per la quale vengono condotti dei monitoraggi quotidiani. Questi processi difatti necessiteranno di “correggere il tiro” a seconda del fenomeno che si manifesta di volta in volta, anche di giorno in giorno. Sono processi che potranno applicare, a strettissimo giro, le decisioni prese.


Business Intelligence direzionale

A livello intermedio troviamo la BI direzionale, usata per un decision making tattico, ovvero da applicare nel medio periodo. È adottata in processi dove solitamentesi va ad analizzare l’anno in corso, con un confronto con l’anno precedente. Questi sono processile cui decisioni devono mostrare dei risultati entro i 6 mesi, massimo 12.


Business Intelligence strategica

A livello più alto troviamo la BI strategica, usata per il decision making a lungo termine. Trattandosi di BI “spinta”, i concetti in gioco possono anche essere trasversali a più processi di business. Si tratta quindi di processi critici o strategici con visione oltre i 12 mesi. Sono processi per la quale si vuole analizzare una tendenza negli anni, un previsionale futuro, od un confronto fra la quota parte ed il relativo totale aziendale.


Tendenzialmente, indicatori, metriche e misure calcolate per la BI sono di particolare interesse per uno solo di questi tre livelli. Esistono però misure usate a livello operativo che possono scalare fino al decision making di tipo strategico, se analizzati con la corretta prospettiva. La classe ABC di un articolo, calcolata sul fatturato dell’anno in corso può esserne un esempio lampante. Vediamo come.


I livelli di decision making 

L’articolo X è in classe C per la filiale di vendita Y del gruppo, perché ha delle vendite recenti (per esempio, degli ultimi sei mesi) che lo posiziona nell’ultimo 10% di fatturato cumulato per Y. Questo è un dato che può essere definito di livello operativo, in quanto attribuisce al singolo articolo una classificazione a tre valori. A livello operativo, questo è un articolo che vende – e vale – poco, per Y, e più precisamente vale una piccola parte del 10% del venduto.


Se guardiamo all’intero gruppo, però, nella totalità delle sue filiali, l’articolo X assume classe A, in quanto cade nel primo 60% del fatturato di gruppo. Abbiamo quindi un articolo che a livello globale vende tantissimo, ma nel caso specifico della filiale Y vende molto poco. Questo confronto ha connotazioni che non sono più operative, ma bensì di più alto livello. A livello strategico, infatti, quale sarà la decisione da adottare di fronte a tale fenomeno? È potenzialmente più conveniente, ad esempio, investire in campagne di marketing per promuove l’articolo X e far sì che esso diventi di classe A anche per la filiale Y? O magari, al contrario, optare per l’abbandono totale dell’articolo X in quella filiale al fine di annullare i costi di trasporto dalla filiale produttiva a Y e i costi di immagazzinamento di Y?


Le risposte sono decisioni strategiche per il business che, prese sulla base di dati certi e certificati, possono essere prese in modo più consapevole ed obbiettivo.


di Thomas Tolio, pubblicato il 28 aprile 2021