Si avvicina il termine del supporto per Microsoft SQL Server 2008 R2, che non riceverà più aggiornamenti a partire dal 9 luglio 2019.
Microsoft raccomanda caldamente di aggiornare per tempo i propri sistemi in quanto la mancanza degli aggiornamenti di sicurezza rappresenta un rischio per l’integrità dei dati e sottolinea (ovviamente 😊) come questa sia un’ottima occasione per aggiornare la propria infrastruttura.
A parte gli scherzi, avere in azienda un database server la cui tecnologia risale a più di dieci anni fa può rappresentare un problema ed una opportunità mancata.
Alcuni clienti ad esempio non possono aggiornare l'active directory a causa di vecchie versioni di Windows Server che sono necessarie per far girare SQL Server 2008 o precedenti. Per non parlare degli enormi miglioramenti che sono stati introdotti nel corso degli anni per quanto riguarda le performance e le nuove funzionalità.
Le opzioni disponibili per l’aggiornamento sono due:
- Aggiornare l’infrastruttura on premise con una versione più recente, vedi SQL Server 2017
- Trasferire i database in cloud, con il servizio Microsoft Azure
Migrare SQL Server in cloud è la strada consigliata da Microsoft, in quanto Azure si “prende carico” di tutti i compiti amministrativi, quali aggiornamento e manutenzione del server, e Microsoft sta lavorando per migliorare la gestione dei sistemi con tecniche di machine learning e di capacità adattative.
Nello spostamento di un’infrastruttura in cloud vanno però tenuti in considerazione vari fattori. Uno fra tutti, i tempi di latenza nell'accesso ai dati dovuti alla connettività che possono allungare anche di molto i tempi di risposta dei servizi. Per questo motivo, solitamente, oltre al database server è utile se non necessario, migrare anche lo strato applicativo.
Attenzione poi ai costi: per avere buone performance sul cloud è necessario spendere.
La gestione dei database on premise invece garantisce il massimo controllo sui sistemi e sui dati, anche sensibili, che vengono gestiti internamente all'azienda.
L’investimento fatto nell'infrastruttura viene ammortizzato sul lungo periodo e ne beneficia sicuramente tutto quanto riguarda l’integrazione con gli altri sistemi.
Nel caso non si riuscisse ad effettuare il passaggio alla versione più recente entro il termine del supporto, è possibile comunque acquistare gli aggiornamenti di sicurezza estesa, che prevedono la fornitura degli aggiornamenti di sicurezza e dei bollettini con gravità critica per un massimo di tre anni dopo il 9 luglio 2019.
di Cristiano Gasparotto, pubblicato il 25 giugno 2019